Di famiglia poverissima, ancora in tenera età fu raccomandato al vescovo di Padova, Giustinian, che lo fece studiare nel seminario. Quivi, fattosi abate, venne nominato maestro di grammatica nel 1804, di retorica nel 1809, poi di fisica; buon conoscitore delle lettere classiche, fu un poco lezioso, ma sempre elegante. Precettore presso molte famiglie nobili, il 29/5/1820 ottenne la nomina a professore di storia universale all’università di Padova, cui due anni dopo sommò l’insegnamento di storia austriaca e di diplomatica fino al 1853; fu direttore della facoltà di filosofia, della biblioteca Universitaria, due volte rettore. Oratore facondo e brillante, fu assai amato dagli studenti sino al ’48, allorchè una condotta giudicata troppo prudente gliene alieno il favore; ma neppure dagli austriaci ebbe mai piena fiducia, nonostante le distinzioni accordatigli, per alcune riserve circa la sua moralità. Nel ’66, infine, il regio commissario Pepoli lo destituì quale austriacante dalla direzione della facoltà filosofica