Compiuti gli studi all’Accademia di belle arti, nel 1819 si recò a Parigi per apprendere l’arte dell’incisione, alla quale, tuttavia, preferì le lezioni di matematica e fisica all’École polytechnique. Nel 1823 rientrò a Parma e, l’anno successivo, ottenne la nomina a sostituto di Fisica teorico-sperimentale nella locale Università, diventando titolare nel 1827 e assumendo pure la direzione del gabinetto fisico. Avendo manifestato pubblicamente le simpatie antiasburgiche, fu destituito dall’incarico e costretto all’esilio. Al rientro, partecipò ai moti del 1831 e fece parte del governo provvisorio rivoluzionario, riuscendo a ottenere l’appoggio degli studenti. Costretto nuovamente a fuggire, rientrò in patria nel 1837, ma per pochi anni, perché nel 1839 si trasferì a Napoli a dirigere l’osservatorio meteorologico, da lui collocato sulle pendici del Vesuvio e inaugurato nel 1845, in occasione del VII congresso degli scienziati italiani tenuto a Napoli.