15 Ottobre @ 17:00 – 18:00
Mercoledì 15 ottobre, ore 17.00
Palazzo Loredan
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Ifigenia, la vergine sacrificata sull’altare dell’orgoglio greco e dell’ambizione del padre, è personaggio sfuggente e contraddittorio, la cui fortuna è legata alla grande stagione dei tragici, che ci restituiscono di lei immagini diverse; ora giovanetta capace di un atto di estremo eroismo, ora donna indurita dalla sventura, costretta a vivere senza nozze, senza figli, senza patria e senza amore, in una società che della procreazione aveva fatto un obbligo sociale. La sua storia si dipana fra la rocca di Micene, la selvaggia Tauride e la raffinata Attica, e ogni volta deve reinventarsi e trovare una ragione per non cedere alla disperazione.
Interviene
Francesca Ghedini, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Università degli studi di Padova
Linea narrativa degli incontri
Il mito era parte costitutiva della cultura e della società antica: i racconti delle imprese di dei e dee, di eroi ed eroine ci sono pervenuti grazie alle fonti letterarie e a quelle iconografiche, purtroppo spesso lacunose e difficili da interpretare, ma, coniugando questi due piani narrativi è possibile cogliere il significato che i personaggi che ancora oggi animano le nostre memorie scolastiche potevano avere per i contemporanei.
Quello della parola e quello dell’immagine sono mondi contigui che fanno riferimento a un sostrato culturale comune e condiviso, formatosi attraverso i secoli grazie alla trasmissione orale: le recitazioni degli aedi ai simposi, le favole narrate ai bimbi dalle madri e dalle balie, i racconti che si scambiavano nel gineceo le donne intente a filare e tessere, i canti dei soldati che andando alla guerra ripercorrevano le gesta degli eroi, contribuivano a fissare nella memoria collettiva i protagonisti dei grandi racconti epici e mitici. A partire dall’VIII-VII secolo a.C. questo patrimonio di narrazioni del più vario tenore inizia a prendere forma figurativa e ad essere rappresentato su oggetti sacri, profani e funerari. Nel corso del VI secolo a.C. con il passaggio dall’oralità alla scrittura i racconti acquisirono una veste più statica, ma le diverse versioni che si erano andate stratificando nei secoli precedenti riemersero con prepotenza nell’elaborazione di poeti e tragediografi dell’età classica, fornendo ai creatori di immagini nuova linfa vitale per le loro creazioni.
In questo periodo le immagini si dispiegavano soprattutto sulla ceramica, parte essenziale della vita quotidiana e della morte, ma presto passarono sui templi, nelle piazze, nelle case, divenendone un imprescindibile completamento e acquisendo un ruolo comunicativo fondamentale, che nei secoli cambiò adattandosi alle necessità della società che ne fruiva e dell’ambiente a cui erano destinate. Ecco, dunque che per capire un mito è necessario da un lato percorrere i due sentieri paralleli della parola e dell’immagine per valutare come e perché si incontrano o si contrappongano, dall’altro ricostruire il contesto per cui testi e raffigurazioni erano stati creati.