(Perugia 1944) si è laureato in filologia bizantina con Agostino Pertusi all'Università Cattolica di Milano (1968) ed ha collaborato per lunghi anni con Filippo Maria Pontani cui è succeduto nell'insegnamento di "lingua e letteratura neogreca" presso l'Università di Padova: prima come professore incaricato, poi come associato e come ordinario. La sua attività scientifica (complessivamente una novantina di pubblicazioni) si è svolta prevalentemente negli àmbiti seguenti:
(a) letteratura
veneto-cretese del Rinascimento.
Ha esaminato i rapporti fra cultura veneziana e cultura cretese con particolare
riferimento al poema Erotòkritos di Vincenzo Kornaros (Cornaro), riconosciuto
capolavoro della letteratura neogreca purtroppo sconosciuto tra noi, anche se
intrattiene rapporti molto stretti con la cultura scientifica e letteraria italiana,
massime veneziana. Queste ricerche sono confluite in un volume (Malato d'amore,
Rubbettino 1996), che affronta una problematica piuttosto vasta: il problema
della recezione in Grecia di topoi letterari elaborati nella tradizione latina
e italiana; i rapporti che intercorrono nella cultura antica e medievale fra
medicina e letteratura, pittura e letteratura, medicina e filosofia, più in
generale il concetto di interdisciplinarità fino all'avvento della rivoluzione
scientifica nel XVII secolo. Questo àmbito di studi interdisciplinari è proseguito
negli ultimi anni con una ricerca di carattere topologico (cfr. punto f);
(b) narratologia.
In una serie di articoli poi confluiti in un volume tutt'ora in uso nelle Università
greche (Saggi di narratologia, Creta 1994) ha affrontato alcuni problemi teorici
relativi al riporto della "parola d'altri" (discorso indiretto libero, monologo
interiore, recitativum), alla genesi del racconto psicologico a focalizzazione
interna, al concetto di mimesi narrativa. L'interesse teorico è prevalente (tra
l'altro nell'articolo Sur un rewriting néo-grec de Zola, "Strumenti critici",
2, 1987, pp. 97-112 ha discusso il dibattito sull'indiretto libero provocato
da un intervento di Genette), ma ha affrontato anche il versante storico della
questione, con particolare riguardo al verismo greco dell'Ottocento (la cosiddetta
ithografia);
(c) linguistica.
Ha studiato soprattutto le tracce del greco demotico in testi medievali latini,
tracce esigue ma interessanti anche perché generalmente misconosciute dai romanisti
(tali ricerche sono confluite nell'articolo: Tracce di conoscenza del neogreco
in testi latini dal VII al XV secolo, Venezia, Istituto Ellenico 1993;
(d) metrica.
Ha studiato in particolare i rapporti della metrica neogreca con la metrica
occidentale - italiana e francese - dal Cinquecento al primo Novecento, in particolare:
la presenza petrarchista in testi ciprioti del XVI secolo; la fortuna greca
dell'ottava rima; la metrica patriottica dei poeti dell'eptaneso (Kalvos, Solomòs),
la genesi del decatrisillabo (dall'alessandrino francese), la genesi del verso
"politropos" in Palamàs e gli influssi allotri ma concomitanti del vers libéré
e della tradizione innografica bizantina (l'Inno Acatisto), il problema del
doppio sistema di misurazione del verso neogreco;
(e) poesia.
Ha dedicato una serie di saggi alla poesia greca dell'Otto e del Novecento,
in particolare a Kavafis (il primo volume Quattro saggi su Kavafis risale al
1977, l'ultimo, Poesie rifiutate e inedite, al 1993), alla cosiddetta generazione
degli anni venti (Kariotakis), e degli anni trenta (Seferis), ai poeti ottocenteschi
delle isole Ionie sotto dominio veneziano (Kalvos, Solomòs). Di Solomòs ha curato
recentemente l'edizione critica dei Pensieri italiani (Atene 1999);
(f) lessicografia.
Si è occupato di lessicografia speciale neogreca ed ha approntato il Lessico
di Kariotakis, Padova 1983;
(g) traduzioni.
Oltre alla traduzione delle poesie rifiutate e inedite di Kavafis (cfr. supra,
punto e), ha tradotto la sceneggiatura del film di Th. Anghelòpulos, La recita,
Roma 1977;
(h) topologia.
Da quattro anni sta lavorando a una ricerca sul topos delle bellezze femminili
e in particolare sui colori impiegati da tale topos. Si tratta di un lavoro
di lunga lena che parte da Omero per giungere al Marino (e anzi, grossomodo,
alla Rivoluzione francese) e che esamina le relazioni che il topos letterario
intrattiene con altri campi epistemologici: la filosofia (in particolare da
Empedocle a Teofrasto); la pittura tetracromatica greca del V-IV secolo a.C.;
la medicina (in particolare l'umoralismo); l'alchimia. Le letterature prese
in esame sono le seguenti: greco classico, medievale, moderno; latino classico
e medievale; letterature in lingua d'oc e d' oïl, gallego-portoghese, italiana
fino a Petrarca e poi fino a Marino. Scopo di questo libro è mostrare in sostanza
che il topos non è soltanto un sistema capace di scomporre e ricomporre i materiali
di cui dispone restando fedele a se stesso, ma è anche un sistema che interagisce
con altri sistemi epistemologici (insomma: è anche un polisistema).
Massimo Peri è stato Direttore del Dipartimento di Scienze dell'Antichità dell'Università di Padova negli anni 1990-93 e 97-98, è socio dell'Accademia Galileiana di Padova e dell'Istituto Siciliano di Studi Bizantini e Neoellenici.