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Il processo di Frine

Mercoledì 20 febbraio 2019, ore 16:00

Irene Carnio commenta il processo all'etera nell'Atene del IV secolo a.C. 

 
"Frine davanti all'Areopago", Jean-Léon Gérôme, olio su tela, 1861 (particolare)
"Frine davanti all'Areopago", Jean-Léon Gérôme, 1861 (particolare)

Nel romanzo di Anatole France Taide, il filosofo cinico Nicia si rivolge a  Panuzio, monaco del deserto della Tebaide, e definisce così la bellezza: «La bellezza è la cosa più potente che vi sia al mondo». Le sue parole esprimono assai bene cosa fosse la bellezza per i greci. Quindi non ci dovremmo sbigottire se nell'Atene del IV secolo a.C. Frine, un'etera di straordinaria bellezza, accusata di empietà, fu spogliata in tribunale dal suo avvocato, Iperide, e per la sua bellezza fu assolta. Quasi certamente si tratta di un aneddoto, ma ciò non ne diminuisce il suo interesse storico. Anzi il fatto che sia stato inventato e tramandato sta a significare che esso fosse verosimile e pertanto coerente con i valori della società e del tempo. È nostro divisamento dimostrare che le condizioni che ne hanno permesso la nascita sono giuridiche e culturali. Solo indagando il processo attico e la concezione greca della bellezza, in un fecondo dialogo tra i saperi, potremmo capire la vera ragione del perché ad Atene «se sei bella, ti assolvono». Forse aveva ragione il filosofo Nicia: niente è più potente della bellezza.

 
 
Immagine di Irene Carnio
Irene Carnio

Irene Carnio è docente di ruolo presso l'istituto Fermi di Treviso, al triennio dell'indirizzo di chimica e biotecnologia, dove insegna italiano e storia. Nata a Montebelluna l'1 febbraio 1977, dopo la maturità scientifica, nel 2000 si laurea in conservazione dei beni culturali (vecchio ordinamento) a Venezia, relatore Mario Geymonat, con una tesi sui Medicamina di Ovidio e la cosmesi in età romana.  Sempre a Venezia due anni più tardi consegue la laurea quadriennale in lettere antiche, relatore Gino Belloni, con una tesi sulla polemica letteraria nel Cinquecento.  Successivamente  si laurea  a Padova in  giurisprudenza con il professor Luigi Garofalo, sia nella triennale con una tesi sul processo ad Apuleio sia nella specialistica con una tesi sul normativismo applicato al diritto romano. Il carattere multidisciplinare dei suoi interessi l'ha portata a dedicarsi alla critica d'arte anche a livello internazionale. L'amore per il mondo classico le ha permesso nel 2003 di pubblicare un articolo sull'infanzia a Roma nella nota rivista di pediatria italiana Medico e Bambino, diretta da Franco Panizon. Attualmente le sue indagini si concentrano su quelle aree dell'umanesimo dove si intersecano e si fecondano a vicenda il diritto e la letteratura, come nell'articolo Traiano e la vedova: una leggenda medioevale tra diritto e letteratura, pubblicato nel  2018  sulla rivista Lexis.

 
 
Approfondimenti

da TreccaniFrine
da Wikipedia: Frine

 
 
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