Sei in: Home > Attività > Divulgazione > Le Pagine Cordiali > Tutti gli Eventi > 2019 > Miti d'amore e di vendetta nelle Metamorfosi di Ovidio
Francesca Ghedini propone una riflessione sull'opera di Ovidio
A
Ovidio spetta un posto particolare fra i grandi poeti della latinità per
l'ampiezza e varietà della produzione e per l'importanza che ebbe nel
tramandare la grande tradizione della mitologia classica. Grazie a lui, nella memoria collettiva, sono state
impresse le avvincenti storie di dei, eroi, giovinetti e ninfe che avevano
popolato l'immaginario antico.
Ovidio
fu l'interprete, talvolta il creatore, di personaggi eterni, come l'Ermafrodito
dalla doppia natura, l'emblematico Narciso, l'arrogante Niobe capace di sfidare
la divinità, l'irruento Fetonte vittima della sua audacia. Il suo poema e i
suoi personaggi furono d'ispirazione a incisori, pittori, scultori, e ceramisti
a partire dal XIII/XIV secolo. Da quel momento in avanti, i miti narrati nelle Metamorfosi iniziarono ad animare le
pareti e i soffitti dei palazzi della nobiltà così come gli oggetti e gli
arredi.
Ovidio
non fu solo questo. Acuto osservatore della società contemporanea, cantò le
donne imbellettate e gli amanti focosi, gli incontri e la vita gaudente
trascorsa tra banchetti e spettacoli teatrali; e non si limitò a parlar d'amore
come i suoi contemporanei che dedicavano versi appassionati all'amata del
momento, ma volle diventare "maestro d'amore", scrivendo un vero e proprio
manuale. Così, nell'Ars amatoria
egli indica i luoghi propizi agli incontri, svela i trucchi e gli inganni
del gioco più antico del mondo, suggerisce menzogne e stratagemmi per
sedurre, conquistare, perfino per abbandonare senza conseguenze l'oggetto di un
desiderio ormai appagato.
E
proprio la tematica passionale che è uno dei Leitmotiv delle Metamorfosi
è forse all'origine del suo successo nei secoli: le vicende sentimentali ivi
narrate si configurano come modelli di valori ed emozioni universali.
Ma
Ovidio non cantò solo l'amore, seppe dare forma anche ai sentimenti più
violenti: l'ira, il rancore, la vendetta. E i miti che li raccontano affondano
le loro radici nei profondi e oscuri recessi dell'animo umano.
Francesca Ghedini è Professore Emerito di Archeologia dell'Università di Padova, dove ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali (Direttore di Dipartimento; Coordinatore di Dottorato; Direttore di Scuola di Specializzazione). È stata membro del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, ed ha collaborato con il MiBAC presiedendo la commissione sui parchi archeologici. È membro di prestigiosi Istituti Culturali (Istituto Archeologico Germanico; Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti; Accademia Galileiana). Ha coordinato Progetti di ricerca nazionali e internazionali e curato la recente mostra Ovidio. Amori, miti ed altre storie (Scuderie del Quirinale). È Direttore di Collane e Riviste di settore. I suoi ambiti di ricerca hanno riguardato la casa romana, il mosaico, la valorizzazione dei beni culturali, il termalismo nel mondo romano e, soprattutto, il mondo delle immagini come specchio della società che le ha prodotte anche in rapporto alla tradizione letteraria coeva. Ha al suo attivo circa 300 pubblicazioni.
da Treccani: Ovidio, il poeta della migrazione; Ovìdio Nasóne, Publio, Metamorfosi
da ICONOS: Le Metamorfosi d'Ovidio
da Wikipedia: Le metamorfosi (Ovidio)