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Miti d'amore e di vendetta nelle Metamorfosi di Ovidio

Mercoledì 20 marzo 2019, ore 16:00

Francesca Ghedini propone una riflessione sull'opera di Ovidio

 
Particolare della mostra "Ovidio. Amori, miti e altre storie" - Roma, 17 ottobre 2018 > 20 gennaio 2019
Particolare della mostra "Ovidio. Amori, miti e altre storie" - Roma, 17 ottobre 2018 > 20 gennaio 2019

A Ovidio spetta un posto particolare fra i grandi poeti della latinità per l'ampiezza e varietà della produzione e per l'importanza che ebbe nel tramandare la grande tradizione della mitologia classica. Grazie a lui, nella memoria collettiva, sono state impresse le avvincenti storie di dei, eroi, giovinetti e ninfe che avevano popolato l'immaginario antico.
Ovidio fu l'interprete, talvolta il creatore, di personaggi eterni, come l'Ermafrodito dalla doppia natura, l'emblematico Narciso, l'arrogante Niobe capace di sfidare la divinità, l'irruento Fetonte vittima della sua audacia. Il suo poema e i suoi personaggi furono d'ispirazione a incisori, pittori, scultori, e ceramisti a partire dal XIII/XIV secolo. Da quel momento in avanti, i miti narrati nelle Metamorfosi iniziarono ad animare le pareti e i soffitti dei palazzi della nobiltà così come gli oggetti e gli arredi.
Ovidio non fu solo questo. Acuto osservatore della società contemporanea, cantò le donne imbellettate e gli amanti focosi, gli incontri e la vita gaudente trascorsa tra banchetti e spettacoli teatrali; e non si limitò a parlar d'amore come i suoi contemporanei che dedicavano versi appassionati all'amata del momento, ma volle diventare "maestro d'amore", scrivendo un vero e proprio manuale. Così, nell'Ars amatoria egli indica i luoghi propizi agli incontri, svela i trucchi e gli inganni del gioco più antico del mondo, suggerisce menzogne e stratagemmi per sedurre, conquistare, perfino per abbandonare senza conseguenze l'oggetto di un desiderio ormai appagato.
E proprio la tematica passionale che è uno dei Leitmotiv delle Metamorfosi è forse all'origine del suo successo nei secoli: le vicende sentimentali ivi narrate si configurano come modelli di valori ed emozioni universali.
Ma Ovidio non cantò solo l'amore, seppe dare forma anche ai sentimenti più violenti: l'ira, il rancore, la vendetta. E i miti che li raccontano affondano le loro radici nei profondi e oscuri recessi dell'animo umano.

 
 
Ritratto di Elena Francesca Ghedini
Elena Francesca Ghedini

Francesca Ghedini è Professore Emerito di Archeologia dell'Università di Padova, dove ha ricoperto numerosi incarichi istituzionali (Direttore di Dipartimento; Coordinatore di Dottorato; Direttore di Scuola di Specializzazione). È stata membro del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, ed ha collaborato con il MiBAC presiedendo la commissione sui parchi archeologici. È membro di prestigiosi Istituti Culturali (Istituto Archeologico Germanico; Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti; Accademia Galileiana). Ha coordinato Progetti di ricerca nazionali e internazionali e curato la recente mostra Ovidio. Amori, miti ed altre storie (Scuderie del Quirinale). È Direttore di Collane e Riviste di settore. I suoi ambiti di ricerca hanno riguardato la casa romana, il mosaico, la valorizzazione dei beni culturali, il termalismo nel mondo romano e, soprattutto, il mondo delle immagini come specchio della società che le ha prodotte anche in rapporto alla tradizione letteraria coeva. Ha al suo attivo circa 300 pubblicazioni.

 
 
Approfondimenti

da TreccaniOvidio, il poeta della migrazioneOvìdio Nasóne, PublioMetamorfosi
da ICONOSLe Metamorfosi d'Ovidio
da Wikipedia: Le metamorfosi (Ovidio)

 
 
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