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4 - 12 settembre 2021, atrio di Palazzo Loredan
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Tutti i giorni, dalle 10.00 alle 18.00
Ingresso libero, con accessi regolati secondo le vigenti misure di contenimento della pandemia da Covid-19.
Nella suggestiva cornice dell'atrio di
Palazzo Loredan, immerse tra le effigi marmoree del Panteon Veneto che riunisce
i busti di personaggi illustri nati o vissuti lungamente a Venezia, si
inseriscono le opere degli artisti premiati nell'edizione 2021 del premio Glass
in Venice: Federica Marangoni e Mauro Bonavenrtura.
La loro creatività artistica e le capacità narrative trovano esaltazione in concertazione con lo spazio
in cui si collocano, in un dialogo virtuale tra presente e passato.
Opere esposte
Federica Marangoni, Aria
Installazione composta da 8 monitor Samsung e vetro cotisso Effetre Murano, 2 Ch. TV.
By Galleria C|E Contemporary Milano, 1990 - 2021;
Mauro Bonaventura, Flying
Lavorazione a lume (coe 104), 2021
L'iniziativa si inserisce nella cornice di The Venice Glass Week, il festival internazionale (giunto alla 5a edizione) che intende celebrare e rilanciare l'arte vetraria, con particolare riguardo a quella muranese.
FEDERICA MARANGONI lavora a Venezia dove opera come artista e designer fin dai primi anni '60, epoca di importante ricerca sui nuovi materiali per l'arte, interessandosi ai materiali plastici e al neon, in seguito lavora col video e il vetro.
Nel 1970 Federica Marangoni apre a Venezia lo studio Fedra Design, attività che per scelta culturale e professionale affiancherà a quella di scultore e svilupperà attivamente con un'impronta d'ecletticità che va dal corporate e graphic design, al product design, al progetto speciale per ambienti e allestimenti.
Il materiale vetro si radica nel suo lavoro fin dal 1970 e inizia a progettare a Murano sia come scultore che come designer. Un'opera modulare ad incastro in blocchi di vetro, realizzata per la vetreria Salviati, viene esposta alla Biennale di Venezia (1971) e ripresentata dalla Biennale del 1995 a Ca' Pesaro nella mostra storica "Percorsi del gusto".
Invitata da Giò Ponti nel 1971, a progettare un'opera per l'atrio dell'Eurodomus di Torino, crea una grande forma luminosa composta da elementi tubolari svasati uniti da un anello, citazione delle note forme di segnale lagunare, che diverrà poi una lampada in vetro, "La Bricola". Quest'opera darà inizio alla collaborazione con note aziende del settore illuminotecnico. Continua ancora il suo rapporto preferenziale con questa materia sia a Murano che con aziende italiane e straniere che operano con vetro artigianale o industriale, sia come designer che come scultore, usando il vetro anche in modo concettuale. La FRAGILITà diventa il suo segno nell'arte.
Lavora per Tiffany per il product design in vetro-cristallo per tutti gli anni '80, per la vecchia Salviati di Murano e per la nuova Salviati, Corning glass N.Y. per "Firme di Vetro", Christofle di Parigi, Bormioli di Fidenza Vetraria, Trend, progetta grandi opere in vetro industriale con S.I.V. prima e poi con Pilkington una grande "fontana labirintica" opera pubblica per la città di Siviglia e un libro in lastra di vetro curvata m. 3,00x2,70 per la GlassTek di Dusseldorf 1997, poi realizza un "Muro in vetro" stratificato orizzontalmente e sbrecciato al centro la scritta in neon NO-MORE, realizza un Arcobaleno in lastra di vetro laminato a 7 colori per una installazione di 14 m con colata elettronica video (Biennale di Venezia 1997, presenza importante nella sua produzione artistica). Espone in tutto il mondo portando il vetro di Murano in gallerie dove, in quegli anni, non veniva esposto perché considerato materiale per l'arte decorativa (Holly Solomon Gallery, New York, 1995).
È invitata nel 1980 al MOMA di New York con un film in anteprima e una performance e nello stesso anno alla Biennale di Venezia con una videoinstallazione. Espone nel 1990 al Museo Hara di Tokyo , al Musee des Arts Decoratifs di Losanna e in Spagna con il Comune di Madrid, di Valencia e di Barcellona, muovendo una grande mostra con installazioni in vetro e video nel '86/'88./89.
è presente ad Aperto vetro nel 1998, alla Ernstin Stiftung a Coesfeld-Lette (Germania) dove vengono effettuate due acquisizioni, partecipa a GlassStress nel 2009 e la Fondazione Berengo acquisisce la sua opera.
È stata invitata a tutte e tre le edizioni di Global Art Glass Triennial in Svezia nel castello di Borgholm.
Il Circulo des Bellas Artes di Madrid nel 2005 cura una sua importante personale, e nel 2006 l'Istituto Italiano di Cultura di Madrid le organizza una mostra antologica alla Biennale di Venezia del 2011 con una grande scala in neon, ESCAPE, e una video-installazione sul tema dell'Umanità. Continua a produrre opere mixed-media nelle quali il vetro sia grezzo che lavorato trova sempre una importante presenza.
Insegna come professore aggiunto per 15 anni alla New York University e durante la sua carriera tiene molte lectures e seminari sul tema "Art, Art&Craft, Design: confrontation, analysis and interactivity." Nel 2012 ha partecipato con la lecture: "La luce è sempre libera" al corso di Light Art della prof. Gisella Gellini al Politecnico di Milano. Nell'aprile 2012 è relatore al Convegno sulla VIDEO ARTE degli anni '70 in Italia al Macro, Roma. Il 2013 ha visto Federica Marangoni protagonista a Milano all'evento internazionale Hybrid Architecture durante il Salone del Mobile con l'opera GO-UP (Through Architecture e parallelamente alla Biennale di Venezia ha esposto l'opera GO-FOREVER all'ingresso della sede dell'Arsenale). Nel 2019 espone al Museo Comunale di Ascona nella mostra "Contemplazione e Meditazione" Ha appena terminato alla Galleria C|E Contemporary di Milano la personale ENIGMA, con la più recente produzione, e creato per la copertina della LETTURA del Corriere della Sera di maggio 2021 un progetto di libri in vetro di Murano soffiati in oro, "non è tutto oro quel che luce".
MAURO BONAVENTURA nasce a Venezia nel 1965. Nel 1983 dopo essersi diplomato in Elettronica e in attesa del primo impiego, per puro caso va a lavorare presso una fornace veneziana come garzone e già dai primi giorni si innamora delle masse incandescenti di vetro prima a lui sconosciute. Da quel momento comincia ad imparare le tecniche di soffiatura e decorazione del vetro e non abbandona più il mestiere di vetraio. Nel 1992 conosce un artigiano che lo invita a visitare il proprio laboratorio di lavorazione a lume. Una seconda attrazione lo colpisce e si accorge che questa tecnica pur servendosi della stessa qualità del vetro di fornace gli permette di fare oggetti di ridotte dimensioni ma non per questo meno affascinanti. Dopo solo pochi mesi di pratica serale abbandona la vetreria e concentra tutte le energie sulla lavorazione a lume, che diventa il suo primo e unico mestiere. Dopo aver prodotto centinaia di pendenti, anelli, piccoli animali, ecc. comincia ad appassionarsi alla figura umana che lo affascina al punto di iscriversi al Liceo Artistico di Venezia dove, nel 2003, ottiene il Diploma. Nel corso successivo della sua carriera di lavorazione a lume, abbiamo visto lo sviluppo artistico di Mauro Bonaventura, che raggiunge il suo apice con figure quasi vive, spesso racchiuse in intricate reti di gabbie o sfere. Egli continua ad affinare le sue abilità e a perfezionare la sua padronanza del mezzo vetro per creare eccezionali e stimolanti opere d'arte. Collabora con numerosi artisti tra cui Pino Signoretto, Massimo Nordio, Marco Nereo Rotelli e molti altri. Partecipa a numerose mostre soprattutto negli Stati Uniti; recentemente una sua importante opera è stata esposta presso la GAA Foundation in occasione della Biennale Arte di Venezia 2017 e presso la XVI Mostra Internazionale di Architettura nel 2018. Viene pubblicato in molti giornali, cataloghi d'arte e riviste tra cui Chicago Tribune, Gas Journal, Museo del Vetro di Murano, Glashaus, Art & Art, New Glass Review, Corriere della Sera, Il Gazzettino e molti altri. I suoi lavori sono esposti in importanti gallerie d'arte e musei di tutto il mondo tra cui Corning Museum of glass, Carnegie Museum of Art, Glass Museum Alter Hof Herding, Hida Takayama Museum of Art.