Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - Testata per la stampa

Incontri del ciclo

Parola e immagine: i due volti del mito

Fedra

La passione proibita

Mercoledì 26 aprile, ore 17.00
Palazzo Loredan
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
La videoregistrazione dell'iniziativa verrà pubblicata nei giorni a seguire in questa pagina.

Alexandre Cabanel, Fedra (1880). Museo Fabre, Montepellier
 

Figlia di Pasifae e Minosse, nipote del Sole, Fedra è la protagonista di una storia di bruciante desiderio, di irresistibile passione: oggetto di questi sentimenti estremi, che porteranno lutto e distruzione nella reggia di Atene, è il figliastro Ippolito, il cacciatore votato a Diana, che rifugge dalle gioie di Afrodite.
Drammaturghi e poeti hanno cantato le pene e le contraddizioni del suo cuore. Artisti ed artigiani hanno fissato in immagini indelebili i momenti salienti di una vicenda, che è forse la più realistica tra quelle che hanno alimentato la letteratura e l'iconografia.

Intervengono

Maria Grazia Ciani, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Università degli studi di Padova

Francesca Ghedini, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Università degli studi di Padova

 

LINEA NARRATIVA DEGLI INCONTRI
Il mito era parte costitutiva della cultura e della società antica: i racconti delle imprese di dei e dee, di eroi ed eroine ci sono pervenuti grazie alle fonti letterarie e a quelle iconografiche, purtroppo spesso lacunose e difficili da interpretare, ma, coniugando questi due piani narrativi è possibile cogliere il significato che i personaggi che ancora oggi animano le nostre memorie scolastiche potevano avere per i contemporanei. 
Quello della parola e quello dell'immagine sono mondi contigui che fanno riferimento a un sostrato culturale comune e condiviso, formatosi attraverso i secoli grazie alla trasmissione orale: le recitazioni degli aedi ai simposi, le favole narrate ai bimbi dalle madri e dalle balie, i racconti che si scambiavano nel gineceo le donne intente a filare e tessere, i canti dei soldati che andando alla guerra ripercorrevano le gesta degli eroi, contribuivano a fissare nella memoria collettiva i protagonisti dei grandi racconti epici e mitici. A partire dall'VIII-VII secolo a.C. questo patrimonio di narrazioni del più vario tenore inizia a prendere forma figurativa e ad essere rappresentato su oggetti sacri, profani e funerari. Nel corso del VI secolo a.C. con il passaggio dall'oralità alla scrittura i racconti acquisirono una veste più statica, ma le diverse versioni che si erano andate stratificando nei secoli precedenti riemersero con prepotenza nell'elaborazione di poeti e tragediografi dell'età classica, fornendo ai creatori di immagini nuova linfa vitale per le loro creazioni. 
In questo periodo le immagini si dispiegavano soprattutto sulla ceramica, parte essenziale della vita quotidiana e della morte, ma presto passarono sui templi, nelle piazze, nelle case, divenendone un imprescindibile completamento e acquisendo un ruolo comunicativo fondamentale, che nei secoli cambiò adattandosi alle necessità della società che ne fruiva e dell'ambiente a cui erano destinate. Ecco, dunque che per capire un mito è necessario da un lato percorrere i due sentieri paralleli della parola e dell'immagine per valutare come e perché si incontrano o si contrappongano, dall'altro ricostruire il contesto per cui testi e raffigurazioni erano stati creati. 

 
 

Videoregistrazione dell'iniziativa

 
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