Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - Testata per la stampa

La rifondazione

Ferdinando I d'Austria
Ferdinando I d'Austria

Caduto il Regno Italico, l'Istituto continuò a vivere sotto il governo austriaco, ma la vita accademica fu quasi insignificante, perché via via che i membri morivano non venivano sostituiti.
Finalmente, nel 1838, l'Imperatore Ferdinando I d'Austria, in occasione della sua incoronazione a Milano, pubblicò un decreto, col quale riorganizzò l'Istituto dividendolo in due, uno con sede a Milano e l'altro a Venezia. Inizia quindi con il 1838  l'esistenza autonoma dell' Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti . Nel proemio degli «Atti» (1840) si legge: «Dappoichè l'Istituto Nazionale Italiano [...] rimase disertato dalla morte, dalle vicende politiche, scomposto ed infine quasi disciolto, piacque alla Maestà di Ferdinando I Imperatore e Re di restaurarlo e di dividerlo in due corpi accademici». La dotazione annua per ogni Corpo Accademico era di 45.000 lire austriache, compresa la pensione per ognuno dei venti membri pensionati (corrispondenti in qualche modo, agli attuali effettivi) di annue 1.200 lire austriache. Il ruolo organico delle pensioni accademiche venne soppresso solo nel 1935, lasciando però agli allora titolari il godimento della pensione stessa, vita natural durante.
La prima adunanza dell'Istituto, denominato Imperiale Regio Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti,  ebbe luogo il 1° marzo 1840 ed il conte Leonardo Manin fu il primo Presidente eletto, nominato con sovrana risoluzione del 21 marzo. Il numero dei membri onorari fu portato a venti, e a quaranta quello degli effettivi, venti dei quali,  godevano annua pensione.
Quale sede dell'Istituto, fu assegnata gran parte del Palazzo Ducale, dove, per decisione del Governo Austriaco, risiedevano soltanto istituzioni culturali. Per le adunanze solenni, fu destinata la sala dei Pregadi.
Intanto si susseguivano in Italia annuali riunioni degli scienziati italiani; tali incontri, patrocinati dai diversi governi degli stati pre-unitari si tennero in diverse città,  riunendo fino a oltre mille scienziati italiani, con lo scopo di intensificare i rapporti di collaborazione scientifica tra i diversi stati della penisola. La prima di tali riunioni si tenne a Pisa nel 1839 e l'ultima, nota come "Nono Congresso degli scienziati italiani", si tenne nel 1847 a Venezia e vi parteciparono quasi tutti i membri e soci dell' Imperiale Regio Istituto Veneto. L'Istituto stesso, nell'occasione del congresso, deliberò di erigere busti e monumenti in marmo da collocarsi lungo le pareti del Palazzo Ducale, in onore dei grandi Italiani.
Il 26 settembre del 1847, alla presenza di circa 1500 congressisti, vennero scoperti i primi quattro busti e due medaglioni del Panteon veneto, che oggi conta più di cinquanta sculture ed è ora sistemato nell'atrio del Palazzo Loredan, sede dell'Istituto.
Scorrendo l'elenco dei membri dell'Istituto del 1843, ritroviamo nomi che hanno ancora risonanza come Angelo Zendrini, indissolubilmente legato alle questioni lagunari, Giusto Bellavitis, matematico di larghissima fama, Pietro Paleocapa, insigne ingegnere idraulico e uomo politico di primo piano a Venezia e successivamente, in Piemonte, ministro di Carlo Alberto, Giuseppe Jappelli, architetto neo-classico, cui si deve fra l'altro, il Caffè Pedrocchi di Padova;  fra i soci  corrispondenti ritroviamo il principe degli eruditi veneziani Emanuele Cicogna, il poeta romantico Luigi Carrer; e, dal 1845, Nicolò Tommaseo.
Nel 1848, quando Daniele Manin proclamò nuovamente la Repubblica, l'Istituto Veneto aderì ad essa con un proclama. Dopo il ritorno del governo austriaco, parecchi membri furono espulsi e di questi soltanto alcuni furono in seguito riammessi.
Numerose sono comunque, in quegli anni, le imprese scientifiche promosse dall'Istituto. Primo fra gli istituti di alta cultura, si occupò del problema del taglio dell'Istmo di Suez. Fin dal 1856, tre anni prima dell'inizio dei lavori, l'Istituto Veneto aprì un concorso per uno studio sulle conseguenze del taglio dell'Istmo, precisando il tema così: «Quali conseguenze si possono presagire per il commercio in generale e per il commercio veneto in particolare, quali provvidenze specialmente nei riguardi delle vie di comunicazione si dovrebbero promuovere per ottenere le più estese e le più pronte influenze a vantaggio del nostro porto; e quali canoni di diritto internazionale dovrebbero applicarsi alla navigazione del nuovo canale». Vincitore del concorso risultò il giovane studente vicentino Fedele Lampertico, che divenne poi Senatore del Regno d'Italia, e fu per ben quattro volte Presidente dell'Istituto.

 
 
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