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Mostra fotografica, Palazzo Loredan
18 novembre - 17 dicembre 2011
INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA
giovedì 17 novembre, ore 17,30
Presentazione di
Matteo Giancotti
Informazioni
Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Orario: dal lunedì al sabato
dalle 11.00 alle 18.00
Ingresso libero
tel 0412407711
Ad un mese dalla scomparsa di Andrea Zanzotto, l'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti ricorda il grande poeta e socio onorario con la mostra del fotografo Graziano Arici "Per Andrea Zanzotto... lontan massa son 'ndat pur stando qua ..."
La mostra si svolge nella sede di Palazzo Loredan dal 18 novembre al 17 dicembre, con contributo della Regione del Veneto.
Pensata e voluta per i 90 anni del poeta, la mostra è ora percorsa dall'emozione della sua recente morte lungo una cinquantina di scatti realizzati dal fotografo veneziano che nell'ultimo periodo ha avuto occasione di incontrare più volte Zanzotto.
Alcune immagini ritraggono il poeta in situazioni pubbliche, con altri poeti ed intellettuali. Ma il cuore della mostra è nella serie di fotografie che mostrano Zanzotto nel suo paesaggio domestico, tra le cose semplici di cui si circondava come i vecchi utensili, l'amato gatto, i piccoli soprammobili e poi le carte e i tanti libri. Quella dimensione sommessa che specie negli ultimi anni il poeta non sapeva e voleva abbandonare, clima indispensabile per il suo lavoro e la sua ispirazione.
Le fotografie di Arici, dunque, non hanno un intendimento celebrativo e documentario ma offrono l'emozione di un incontro ravvicinato con il poeta e con il suo mondo privato.
Andrea Zanzotto, socio corrispondente dell'Istituto Veneto dal 1984, fu eletto socio onorario nel 2007. Proprio all'Istituto si svolse nel marzo 2009 la sua ultima venuta a Venezia per presentare il volume "Andrea Zanzotto. In questo progresso scorsoio. Conversazione con Marzio Breda".
Si ringrazia la Regione Veneto
Vecchio dialetto che hai nel tuo sapore
un gocciolo del latte di Eva,
vecchio dialetto che non so più,
che mi ti sei estenuato
giorno per giorno nella bocca (e non mi basti);
che sei cambiato con la mia faccia
con la mia pelle anno per anno;
parlare povero, da poveri, ma schietto
ma fitto, ma denso come una manciata
di fieno appena tagliato dalla falce (perché non basti?) -
nonni e babbi sono andati, loro che ti conoscevano,
nonne e mamme sono andate, loro che ti inventavano
nuovo petèl per ogni figlio in fasce
tra gli stenti, le grida di parto, la fame, lenausee.
Girare mi da fastidio, in mezzo a queste macerie
di te, di me. Dal dente accanito del tempo
avanzi non restano nel piatto, e meno
di tutto i cimiteri: devo dirti cimitero ?
E' vero che non può esserci più ormai
nessun parlare di nenè - nonne - mamme? Che fa male
ai bambini il petèl e gran maestri lo sconsigliano?
E' vero che scriverti,
vecchio parlare, è troppo faticoso, è un male
anche per me, come prendere a rovescio,
per obliquo, far slogare i tendini delle mani?
Ma intanto qui intorno, girando per i mercati,
o meglio andando per campi e clivi e balze
là dove il gallo di cristallo canta sempre tre volte,
da giuste bocche ti si sente. Io ho perduto la traccia,
sono andato troppo lontano pur rimanendo qui
avvitato, imbullonato, diventato quasi un ceppo di piombo,
e la poesia non è in nessuna lingua
in nessun luogo - forse - o è il mugghiare del fuoco
che fa scricchiolare tutte le fondamenta
dentro la grande laguna, dentro la grande lacuna-,
è il pieno e il vuoto della testa - terra
che tace , o ammicca o fiuta un passo più oltre
di quel che mai potremmo dirci, far nostro.
Ma tu vecchio parlare, persisti. E seppur gli uomini
ti dimenticheranno senza accorgersene,
ci saranno gli uccelli-
due tre uccelli soltanto magari
dagli spari e dal massacro volati via-:
domani sull'ultimo ramo là in fondo
in fondo a siepi e prati,
uccelli che ti hanno appreso da tanto tempo,
ti parleranno dentro il sole, nell'ombra.
Andrea Zanzotto
Tutte le poesie, Arnoldo Mondadori Editore,
Milano 2011