Palazzo Franchetti

La storia di Palazzo Franchetti

Le radici della storia di palazzo Cavalli, ora Franchetti,  sono legate alla famiglia Marcello da San Vidal che, all’inizio del ‘500, possiede una grande casa sul Canal Grande. Per tre secoli, la sua storia è segnata dalla convivenza al suo interno dei diversi rami delle famiglie proprietarie: ai Marcello si affiancano i Gussoni e i Cavalli. In questo periodo sono attuate modifiche strutturali e artistiche che, pur mantenendo inalterato nella facciata il carattere gotico, portano alle successive trasformazioni del palazzo. 

Tra le personalità più significative che hanno abitato il palazzo nel secoli XVI-XVIII, va certamente ricordato il conte Alessandro Pepoli, che ha allestito nel secondo piano nobile un piccolo teatro dove una antica tradizione non documentata vuole che si sia esibito anche il piccolo Mozart in occasione del suo viaggio a Venezia. Certamente, invece, nel teatro del Pepoli sono state eseguite, tra il 1793 e il 1795, varie opere di Francesco Gardi, uno dei compositori di maggior fama nella vita musicale veneziana della fine del Settecento. 

Negli anni ’40 dell’Ottocento l’arciduca Federico d’Austria riunifica la proprietà e dà l’avvio ad un complesso e articolato progetto di lavori di ammodernamento che dovevano condurre il palazzo a quella caratteristica di modernità che ne costituisce una peculiarità. Alla morte prematura dell’arciduca Federico (avvenuta nel 1847) entra in scena, dopo soli tre mesi di distanza, un nuovo personaggio che rileva il palazzo, il duca di Bordeaux, poi conte di Chambord, Enrico V per la Francia legittimista. Con il conte di Chambord entra nella storia di palazzo Cavalli un altro personaggio che delle preferenze estetiche del conte sarà conoscitore ed interprete e segnerà questa stagione “francese” dell’edificio: l’architetto Giambattista Meduna. Il complesso degli interventi del Meduna renderà uniformi i corpi di fabbrica finora disomogenei e realizzerà il nuovo giardino sul Canal Grande. La terza guerra d’indipendenza con la cessione di Venezia al Regno d’Italia nel 1866 segna la fine della presenza del conte di Chambord e sarà un nuovo genere di nobiltà a scrivere il proprio nome nella storia di palazzo Cavalli: il 9 febbraio 1878 il barone Raimondo Franchetti compra il palazzo. A questo periodo e a questo palazzo viene associato il nome dell’architetto Camillo Boito. Il maestro romano si esercita sul tema del “gotico lagunare” nelle facciate e nell’ala nuova mentre il raffinato arredo è affidato al decoratore Carlo Matscheg. Culmine, e capolavoro, dell’intervento boitiano è lo scalone, costruito tra il 1881 e il 1884, in una originale convivenza di citazioni medievali e colorate incastonature di marmi pregiati, festose decorazioni e rilievi di gusto già “liberty”. Nel settembre 1922, la vedova del barone Franchetti, Sarah Luisa de Rothschild cede Palazzo Franchetti all’Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie e nel 1999 passa da questo a Venezia Iniziative Culturali srl, società di cui l’Istituto Veneto è unico socio, che in meno di un decennio ne ha fatto un centro di vita culturale tra i più attivi e più prestigiosi di Venezia. 

L’Istituto è un’Accademia

che ha per fine l’incremento, la diffusione e la tutela delle scienze, delle lettere e delle arti.

L’Istituto promuove e realizza progetti di studio e ricerca, anche in collaborazione con altri enti, istituzioni, fondazioni. 

L’Istituto Veneto deriva dal Reale Istituto Nazionale voluto da Napoleone all’inizio del XIX secolo.

L’Istituto ha due sedi, palazzo Loredan, assegnatogli dallo Stato nel 1891, e palazzo Franchetti, acquisito nel 1999 tramite Venezia Iniziative Culturali srl. 

Appelli e posizioni ufficiali pronunciati dall’Istituto 

Eletti dall’assemblea dei soci effettivi, acquisiscono formalmente la nomina con decreto del Ministero della Cultura.

L’Istituto è composto di due classi, è retto dal Consiglio di Presidenza e regolato dal Collegio dei Revisori. 

L’Istituto propone

oltre alle assemblee periodiche dei soci, numerosi tipi di iniziative rivolte al largo pubblico. A queste si aggiungono iniziative di approfondimento, di interesse più specialistico.
Bandisce inoltre premi a concorso. 

L’attività ordinaria dell’Istituto è scandita mensilmente dalle riunioni accademiche.

Tra le attività regolarmente promosse dall’Istituto è l’organizzazione di conferenze, convegni di studio, cicli di incontri divulgativi e altro ancora.

L’Istituto Veneto organizza, promuove e ospita esposizioni documentarie e mostre d’arte collettive e personali. 

L’Istituto bandisce annualmente premi destinati per lo più a giovani ricercatori. 

L’Istituto promuove seminari e scuole internazionali di approfondimento, ma anche corsi di formazione per docenti. 

Le visite, gratuite e prenotabili telefonicamente, permettono di scoprire i tesori nascosti di palazzo Loredan. 

L’Istituto è casa editrice

fin dal 1840 pubblica la rivista «Atti» e una serie di volumi, denominati «Memorie», che raccolgono contributi in forma monografica. Da diversi anni pubblica inoltre una serie di Collane, che riflettono interessi specifici. 

Oltre 300 i volumi pubblicati su temi di storia, letteratura, critica d’arte, filologia, diritto, filosofia, ma anche nelle scienze naturali e matematiche.

L’intero patrimonio delle pubblicazioni edite dal 1840 è stato di recente digitalizzato.

È possibile acquistare online le più recenti pubblicazioni dell’Istituto.

È il periodico digitale, diffuso via newsletter, pensato per far conoscere i nostri soci e offrire loro opportunità di divulgazione.

Ha lo scopo di raccogliere in edizione critica i documenti archivistici relativi a Marco Polo e ai suoi diretti discendenti. 

L’Istituto conserva

donazioni e lasciti, fondi archivistici, opere d’arte, collezioni scientifiche, biblioteche che ne esprimono la complessa articolazione degli interessi e il prestigio riconosciuto dal mondo accademico. 

L’Istituto conserva i documenti relativi alla propria storia e fondi di personalità importanti per la storia d’Italia. 

Il patrimonio librario è costituito da oltre 100.000 volumi, pervenuti, per la maggior parte, in scambio con le principali istituzioni accademiche mondiali.

Nel corso della sua storia bicentenaria l’Istituto ha raccolto numerose opere d’arte, rappresentative dell’ampiezza dei campi d’interesse.