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Irene Carnio commenta la scena del processo ne "Il mercante di Venezia"
Scopo del presente intervento è dimostrare come la scena del processo nel Mercante di Venezia, pur non basandosi su alcun istituto giuridico veneziano del tempo ed essendo completamente opera di fantasia, rispecchi le forme, i modi e l'atmosfera del processo veneziano. Lo spunto del nostro studio nasce dalla comparazione tra il processo del 2 ottobre del 1786 al quale assistette Goethe e quello di Shakespeare. Il dibattimento descritto dal tedesco è un vero e proprio spettacolo, con folla di curiosi e parte convenuta di eccellenza: la moglie di doge. Ma soprattutto è animato da un avvocato istrionesco, provvisto di un acuto senso del ritmo processuale, il quale argomenta ricorrendo a fattispecie concrete per ricondurre "ad absurdum" le pretese della controparte, sommersa così dalle rise del pubblico. Analogamente nel Mercante di Venezia l'autodifesa di Shylock, pur priva di riferimenti normativi della Serenissima, presenta un'argomentazione giuridica dotata di una sua coerenza, sia in relazione ai principi generali del diritto sia per quanto riguarda la confutazione attraverso fattispecie concrete che rovesciano la posizione della controparte. L'argomentazione di Porzia, connotata da finte, ripensamenti, attacchi fulminei, colpi di scena e clamorosi ribaltamenti, assomiglia alla strategia processuale dell'avvocato goethiano. Si aggiunga che le speciose deduzioni della sposina, pur assurde, non sono prive di una coerenza logica e pertanto, sebbene false, hanno una patina di verosimiglianza. Pertanto nel Mercante di Venezia, pur non essendoci verità di istituti giuridici, vi è un verosimile processo veneziano, le cui caratteristiche Shakespeare ha divinato.
Irene Carnio è docente di ruolo presso l'istituto Fermi di Treviso, al triennio dell'indirizzo di chimica e biotecnologia, dove insegna italiano e storia. Nata a Montebelluna l'1 febbraio 1977, dopo la maturità scientifica, nel 2000 si laurea in conservazione dei beni culturali (vecchio ordinamento) a Venezia, relatore Mario Geymonat, con una tesi sui Medicamina di Ovidio e la cosmesi in età romana. Sempre a Venezia due anni più tardi consegue la laurea quadriennale in lettere antiche, relatore Gino Belloni, con una tesi sulla polemica letteraria nel Cinquecento. Successivamente si laurea a Padova in giurisprudenza con il professor Luigi Garofalo, sia nella triennale con una tesi sul processo ad Apuleio sia nella specialistica con una tesi sul normativismo applicato al diritto romano. Il carattere multidisciplinare dei suoi interessi l'ha portata a dedicarsi alla critica d'arte anche a livello internazionale. L'amore per il mondo classico le ha permesso nel 2003 di pubblicare un articolo sull'infanzia a Roma nella nota rivista di pediatria italiana Medico e Bambino, diretta da Franco Panizon. Attualmente le sue indagini si concentrano su quelle aree dell'umanesimo dove si intersecano e si fecondano a vicenda il diritto e la letteratura, come nell'articolo Traiano e la vedova: una leggenda medioevale tra diritto e letteratura, pubblicata dall'associazione italiana cultura classica (2011-2013), per la quale ha tenuto una conferenza.
da Liber Liber: Il mercante di Venezia (testo)