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Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti - Testata per la stampa

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Incontri del ciclo

Parola e immagine: i due volti del mito

 

Elena di Troia: tra leggenda e mito

Mercoledì 23 marzo 2022, ore 17.00
Palazzo Loredan
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

Il mito di Elena ha attraversato i secoli ed è giunto fino a noi; grazie alla sua straordinaria bellezza è stata di ispirazione a poeti, drammaturghi, pittori e scultori. Eppure, di lei si sa poco o nulla: la sua personalità sfugge e la sua vita è cristallizzata in pochi episodi. 
È quindi inevitabile chiedersi chi era Elena di Sparta? Moglie infedele di Menelao, madre snaturata, responsabile della più sanguinosa e tragica guerra dell'antichità o vittima innocente del volere degli dèi? A questa domanda, che attraversa tutta la letteratura antica e vede contrapporsi con argomentazioni più o meno capziose colpevolisti e innocentisti, cercheremo di dare risposta attraverso la lettura incrociata di testi e immagini. 

Intervengono
Maria Grazia Ciani, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Università degli studi di Padova

Francesca Ghedini, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Università degli studi di Padova

Ingresso libero (senza prenotazione) con green pass e mascherina FFP2 e fino ad esaurimento posti.

 

Il mito era parte costitutiva della cultura e della società antica: i racconti delle imprese di dei e dee, di eroi ed eroine ci sono pervenuti grazie alle fonti letterarie e a quelle iconografiche, purtroppo spesso lacunose e difficili da interpretare, ma, coniugando questi due piani narrativi è possibile cogliere il significato che i personaggi che ancora oggi animano le nostre memorie scolastiche potevano avere per i contemporanei. 
Quello della parola e quello dell'immagine sono mondi contigui che fanno riferimento a un sostrato culturale comune e condiviso, formatosi attraverso i secoli grazie alla trasmissione orale: le recitazioni degli aedi ai simposi, le favole narrate ai bimbi dalle madri e dalle balie, i racconti che si scambiavano nel gineceo le donne intente a filare e tessere, i canti dei soldati che andando alla guerra ripercorrevano le gesta degli eroi, contribuivano a fissare nella memoria collettiva i protagonisti dei grandi racconti epici e mitici. A partire dall'VIII-VII secolo a.C. questo patrimonio di narrazioni del più vario tenore inizia a prendere forma figurativa e ad essere rappresentato su oggetti sacri, profani e funerari. Nel corso del VI secolo a.C. con il passaggio dall'oralità alla scrittura i racconti acquisirono una veste più statica, ma le diverse versioni che si erano andate stratificando nei secoli precedenti riemersero con prepotenza nell'elaborazione di poeti e tragediografi dell'età classica, fornendo ai creatori di immagini nuova linfa vitale per le loro creazioni. 
In questo periodo le immagini si dispiegavano soprattutto sulla ceramica, parte essenziale della vita quotidiana e della morte, ma presto passarono sui templi, nelle piazze, nelle case, divenendone un imprescindibile completamento e acquisendo un ruolo comunicativo fondamentale, che nei secoli cambiò adattandosi alle necessità della società che ne fruiva e dell'ambiente a cui erano destinate. Ecco, dunque che per capire un mito è necessario da un lato percorrere i due sentieri paralleli della parola e dell'immagine per valutare come e perché si incontrano o si contrappongano, dall'altro ricostruire il contesto per cui testi e raffigurazioni erano stati creati. 
Per dipanare l'intricata matassa del significato dei miti abbiamo scelto due figure archetipiche: Medea, personaggio inquietante per la complessità e drammaticità delle sue vicende, ed Elena, consegnata alla storia come la donna più bella del mondo, causa di una interminabile guerra costata la vita alla "meglio gioventù" del tempo.

 
 
 
 
 
 
 



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